HIV&AIDS: Una realtà che conosciamo?

Proseguiamo con il discorso iniziato settimana scorsa riguardo al reale stato di diffusione di HIV e AIDS nel nostro paese. Oggi ci concentriamo sulla patologia: sappiamo davvero di cosa si tratti? Quali sono i suoi numeri? 

Di cosa parliamo oggi?

Settimana scorsa abbiamo fatto un giro tra i dati relativi alla diffusione del virus HIV in Italia, con particolare attenzione ai nuovi contagi negli ultimi anni (trovi l’articolo qui). Oggi il focus si concentrerà sull’AIDS: tuttavia, prima di lanciarmi nuovamente a capofitto tra i numeri, vorrei puntualizzare alcuni aspetti legati a questa patologia, che spesso risultano poco chiari.

HIV e AIDS: perchè ha senso distinguerli anche in termini pratici?

L’abbiamo detto, il primo è il virus e la seconda è la patologia che ne deriva, ma non essendo medici la pura nomenclatura potrebbe non soddisfarci. C’è una fondamentale distinzione anche di carattere “pratico”: un malato di AIDS deve necessariamente aver contratto l’HIV, ma non è vero il contrario, ossia, che una persona infetta da HIV sia quindi affetta da AIDS.

Per capire il perchè dobbiamo guardare all’evoluzione del processo infettivo: dal momento stesso che il virus dell’HIV approda con successo in un nuovo organismo, inizia la sua opera di indebolimento del sistema immunitario, aggredendo in particolare i linfociti. Solo passata una certa soglia di diffusione del virus all’interno del corpo, e quindi raggiunto uno specifico livello di decadimento del sistema immunitario, il paziente può definirsi affetto da AIDS.

La durata di questo processo può variare di individuo in individuo: in alcuni casi l’infezione può rimanere sotto livelli allarmanti per svariati anni, senza dar vita a sintomi di nessun tipo.

Le cure al giorno d’oggi

Qual è il destino di una persona sieropositiva nel 2018? Cosa riesce a fare la medicina di oggi? Molto dipende dal lasso di tempo trascorso tra l’infezione e la diagnosi: come è logico pensare, più breve è questo intervallo più efficace risulterà essere il trattamento.

In ogni caso, ancora oggi, non si conoscono rimedi in grado di curare completamente l’infezione, che significa eliminare ogni traccia del virus dall’organsimo. Tuttavia, sono stati fatti dei progessi significativi rispetto a cure in grado di arrestare il diffondersi dell’infezione e di mettere il paziente in una condizione stabile. Cure di questo tipo sono quindi in grado di prevenire la comparsa dell’AIDS su un paziente sieropositvo.

E’ da sottolineare come i risultati di queste cure siano apprezzabili: non solo si porta praticamente a zero la possiblità del paziente di trasmettere il virus, ma, nei casi identificati più tempestivamente, si riesce anche a garantire un’aspettativa di vita media vicina a quella di una qualsiasi persona sana.

Ritorniamo ai dati: le cifre e il trend

Sperando che questa digressione introduttiva sia stata di aiuto a qualche nostro lettore, ritorniamo a parlare attraverso le cifre. I dati che abbiamo a disposizione documentano il numero di contagi sin dall’inizio dell’epidemia, fatto risalire al 1982. Condurremo un’analisi più breve rispetto alla volta scorsa, in quanto molti di questi seguono un andamento analogo ai corrispettivi, guà commentati, riguardanti l’HIV.

Per dare un’idea dell’ordine di grandezza, nel nostro paese, da quell’anno ad oggi, i casi di persone con una diagnosi di AIDS conclamato sono stati 68982, di cui 44254 deceduti fino al 2014. La percentuale della popolazione affetta da questa patologia nel 2014 era quindi pari allo 0.038%, che equivale grossomodo ad una persona ogni 2600 abitanti.

Dal 2003 ad oggi le nuove diagnosi sono state 17220, pari al 33% delle diagnosi totali nella storia di questa malattia in Italia. Considerando che i dati coprono complessivamente un lasso di 34 anni, il valore atteso dei contagi 2013-2016 sarebbe superiore (per farla semplice: [intervallo considerato/intervallo totale] x n° totale di contagi), ciò significa che la distribuzione non è uniforme e, in particolare, possiamo segnalare un calo a livello aggregato. Questa osservazione è in linea con il trend decrescente sottolineato dai dati anno per anno, che possiamo definire incoraggiante.

AIDS1_Nuove Diagnosi Italia

La variazione agli estremi è infatti di -1742, pari ad un dimezzamento dei nuovi casi (-52%). La decrescita risulta costante e stabile e ci da modo di ben sperare riguardo ai numeri futuri.

Il punto sulle regioni

Diamo un rapido sguardo alla distribuzione regionale dei contagi. Nel periodo recente la Lombardia si trova al primo posto con 4390 casi di AIDS diagnosticati tra il 2003 e il 2016, seguita sul podio da Lazio con 2330 ed Emilia Romagna con 1575. Va sottolineato come questi dati rappresentino rispettivamente il 29%, 13% e 10% dei casi totali Italiani, che significa quindi che più della metà delle diagnosi sono concentrate in queste tre regioni.

AIDS2_Nuove Diagnosi Regione

Le cifre rispecchiano quelle delle infezioni da HIV, con una concentrazione ancora più addensata verso le regioni più colpite.

Un occhio in casa nostra

Per concludere, analizziamo i dati riguardo al numero totale di contagi per provincia, in Lombardia, dall’inizio dell’epidemia ad oggi. Nel grafico sono rappresentate le prime cinque per numero di casi, a cui abbiamo affiancato Monza e Brianza, realtà del nostro blog. In linea con il suo alto numero di abitanti, è la provincia di Milano a far registrare più casi (8710).

AIDS3_Nuove Diagnosi provincia

Più incisivo il dato sull’incidenza rispetto ai contagi del 2016, (in quanto normalizzato per 100000 abitanti e quindi confrontabile in modo diretto): la prima provincia, non presente nel grafico, è quella di Lecco con 4,1, seguita da Bergamo (2,7) e Brescia (2,1). Milano si piazza al quarto posto con un indice di 2, mentre Monza e Brianza sta nelle zone basse della classifica con un valore di 1,3.

Nella prossima, ed ultima, puntata

Abbiamo concluso la nostra analisi delle cifre: ricordo che potete dare un’occhiata ai dati integrali qui. Nel terzo e ultimo articolo della serie parleremo delle modalità di test e proveremo a trarre delle conclusioni rispetto a ciò che abbiamo detto su questi temi.

 

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