Le campagne di sensibilizzazione rispetto ad AIDS e HIV sono numerose e molto è stato fatto a partire dalle scuole: tuttavia spesso pensiamo a questi temi come a qualcosa di passato. Noi de “Il Barbarossa” abbiamo fatto ciò che riesce meglio, siamo partiti dai numeri.
Le solite premesse
Innanzitutto, segnaliamo che tutti i dati che seguono derivano dal relativo notiziario dell’Istituto Superiore di Sanità (che potete trovare qui): per un fattore di ritardo delle segnalazioni e del collezionamento dei dati stessi faremo riferimento alle cifre relative al 2016, le più recenti a nostra disposizione.
In secondo luogo parleremo sia di HIV sia di AIDS: qual è la differenza?
L’HIV (virus dell’immunodeficenza umana) è il virus responsabile dell’AIDS (sindrome da immunodeficenza acquisita), il primo è quindi un virus mentre la seconda è la malattia che ne scaturisce.
Nuove diagnosi di HIV: un trend disomogeneo
Iniziamo dando un’occhiata al trend del numero di nuove diagnosi negli ultimi sei anni, in Italia. Constatiamo un generale calo, con una variazione agli estremi pari al – 15.18%, passando da i 4005 casi del 2010 ai 3397 del 2016.
La diminuzione è considerevole ma mostra aspetti contraddittori: negativa la risalita registrata nel 2012 che potrebbe rappresentare tanto una normale oscillazione statistica quanto un campanello d’allarme rispetto ad un male che è in grado di risollevarsi se non combattuto in modo adeguato. Inoltre, l’appiattimento della parte finale del grafico potrebbe preannunciare un generale rallentamento del calo, ma disponiamo di troppi pochi dati per poterci spingere ad una previsione di questo genere.
Lombardia da primato
Sezioniamo ora il dato Italiano ripartendolo per regioni: guardando alle prime cinque per numero complessivo di nuove diagnosi tra il 2010 e il 2016, la Lombardia si attesta al primo posto con 6282 nuovi casi, seguita da Lazio (4348), Emilia Romagna (2665), Toscana (2093) e Piemonte (1990). Risulta significativo il fatto che le prime due regioni da sole rappresentino il 36% dei casi italiani, rispettivamente con il 20% e 16%.
Per questioni di buon senso non vi abbiamo mostrato i numeri relativi a tutte le regioni italiane, ma i dati segnalano un generale aumento dell’incidenza spostandosi da sud verso il centro/nord.
Sono tanti o pochi?
Con questo genere di dati si fa spesso fatica a farsi un’idea rispetto alla reale entità delle cifre: il riferimento che ci può venire in aiuto è l’incidenza, in questo caso calcolata come “numero di casi su 100000 abitanti”. La media italiana relativa alle nuove infezioni del 2016 è pari a 5.7: significa quindi che in media, presi 100000 italiani a caso, 5.7 di questi sono stati diagnosticati di infezione da HIV nel 2016.
Guardando invece ai contagi complessivi nel periodo di riferimento l’incidenza sale a 43.3 e, visto che siamo pesanti, ve lo ripetiamo: il dato ci dice che in media, presi 100000 italiani a caso, 43.3 di questi sono stati diagnosticati di infezione da HIV tra il 2010 e il 2016.
A livello regionale, la classifica rispetto a questo indice (solo 2016) porta la Lombardia (6.7) al quarto posto, preceduta da Lazio (8.5), Marche (7.2) e Toscana (7.1), con la Liguria (6.6) che chiude le prime cinque posizioni.
A che età il contagio?
Di seguito la distribuzione delle nuove diagnosi per fasce di età. Notiamo come l’andamento dei grafici di donne e uomini sia sostanzialmente uniforme, con il picco massimo collocato tra i 30 e i 50 anni.
Come ci si contagia?
I dati sono divisi rispetto alle prime quattro modalità di trasmissione: rapporto omosessuale maschile (MSM), uomo avente rapporto eterosessuale, donna avente rapporto eterosessuale e consumo di sostanze per via iniettiva (IDU). In questo caso abbiamo a disposizione anche i dati delle principali città italiane, per cui abbiamo affiancato Milano ai già presenti riferimenti regionali e nazionali.
Possiamo notare immediatamente come le modalità di contagio si dispongano nello stesso ordine nei tre campioni. Tuttavia, la distribuzione tra queste risulta piuttosto diversa: il rapporto omosessuale maschile, che rappresenta la prima forma di contagio, ha una percentuale molto più alta a Milano, con il 60%, rispetto alla Lombardia (48%) che è a sua volta più alta del dato nazionale medio (43%).
Questo squilibrio viene bilanciato nelle categorie successive, rispettivamente Maschi e Donne Etero, per poi ritornare di fronte ad una sostanziale omogeneità per quanto riguarda la voce IDU, dove tutti i dati sono tra il 2% e 3%.
Un confronto con il passato meno prossimo
Risulta particolarmente significativo il confronto con i dati relativi agli anni ’80 rispetto alle modalità di trasmissione. La distribuzione delle nuove diagnosi di infezione da HIV ha infatti subito un radicale cambiamento: nel 1985, la prima modalità di trasmissione era il consumo di sostanze per via iniettiva, con una percentuale pari al 76,2%, scesa al 2,8% nel 2016. Di contro, è aumentata invece la rilevanza dei casi attribuiti a trasmissione sessuale: le percentuale legata a rapporti eterosessuali è salita dall’1,7% del 1985 al 47,6% nel 2016, mentre i rapporti omosessuali maschili nello stesso periodo sono passati dal 6,3% al 38,0%.
Prossimamente
I pochi di voi che sono arrivati a leggere questa frase saranno sul punto di un’indigestione da dati e visto che siamo dei ragazzi comprensivi la finiamo qui… per oggi: nel prossimo pezzo di questa mini-serie ci concentreremo sui dati relativi all’AIDS. Alla prossima!
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