Giorgio e “Pale” (Marco Paleari) sono due ventenni di Seregno che qualche settimana fa hanno organizzato spontaneamente un’ esposizione dei loro quadri in un vecchio garage. Abbiamo fatto con loro un interessante chiacchierata su giovani e arte nel nostro territorio:
il Barbarossa: Come è nata l’idea per questa mostra?
Giorgio e Pale: Diciamo che la frase che ci ha ispirato ad allestire questa mostra l’abbiamo anche scritta sui muri: “Iniziativa volta a imparare a prendere l’iniziativa”. Volevamo da tempo esporre i nostri lavori, ma dato che non avevamo mai fatto nulla di simile eravamo un po’ bloccati. Un po’ come un gatto che si morde la coda: non facevamo mostre perché non avevamo mai fatto mostre. Poi ci siamo decisi: abbiamo preso l’iniziativa, appunto. Però ci siamo accorti che dire “facciamola e basta” non teneva conto di un sacco di problemi organizzativi, per esempio: dove la facciamo? Come si montano le luci? Da un certo punto di vista è stato utile anche imparare ad affrontare questi ostacoli pratici. Cioè adesso sappiamo usare un contatto elettrico ad esempio!
Giorgio: l’abbiamo fatto soprattutto per divertirci, e poi perché se non vedi le tue cose e la gente che viene a vederle non sai che numeri potresti avere
Perché non avete tentato di proporvi alle gallerie locali?
P: volevamo fare una cosa completamente gestita da noi, e questo non è che un inizio. Abbiamo anche invitato dei galleristi, ma lo abbiamo fatto un po’ in ritardo, anche perché per il momento esporre la galleria non ci interessa. Nostri coetanei hanno esposto in gallerie a Seregno, ma per ora il mercato non non fa per noi, anche perché, soprattutto con gli esordienti, i galleristi si prendono la maggior parte dei guadagni (il 70%).
G: personalmente ho paura di cristallizzarmi e fare certe cose, e se inizi a esporre nelle gallerie tendi, per comprensibili motivi di vendita, a limitarti di più a fare cose che piacciono/vendono

Come avete distribuito i vostri lavori?
G e P: Sono divisi esattamente a metà
P: Le mie sono tutte opere nuove, le più “vecchie” sono di Aprile, solo un ritratto è più vecchio, l’ho inserito nella mostra per ragioni affettive
G: io invece ho esposto anche lavori vecchissimi, perché subito dopo aver completato un quadro penso che non mi piace, poi lo tengo e via via che il tempo passa lo apprezzo un po’ di più. Sono fatto così.
“Passo di cielo”, opera di Giorgio: “dittico dove sono rappresentati due cieli notturni, uno è appeso saldamente al muro, l’altro vi è appoggiato obliquamente, muovendo dunque un passo nella terza dimensione”
Da dove viene la vostra passione per l’arte?
G e P: Entrambi abbiamo frequentato il liceo artistico, il Modigliani di Giussano, e l’Accademia di Brera, ma dobbiamo il nostro interesse per la produzione artistica al prof. Breviario che al liceo ci insegnava arti visive. Finché siamo rimasti al liceo non abbiamo capito quanto fosse forte, poi ci ha chiamato per aiutarlo nel suo studio e da quel momento ci ha dato una grossa mano a migliorare la nostra tecnica e la nostra creatività.

Il vostro caso sembra dimostrare che per creare qualcosa di loro i giovani devono organizzarsi per conto loro perché non ci sono canali che li aiutino ad emergere. Sbaglio?
P: I canali per emergere ci sono e non solo per l’arte, ma sono soprattutto a Milano. In provincia non vedo tanti sbocchi per intraprendere la carriera artistica, e tutto sommato questo è normale. C’è anche da aggiungere che l’Accademia aiuta molto a farsi conoscere. Pensando proprio al nostro territorio, più che dei veri e propri sbocchi, mancano delle figure che supportino e facciano da tramite tra l’artista e il pubblico
Perdonate la domanda, ma c’è un pubblico interessato all’arte in Brianza?
P: Un mio professore una volta mi ha detto che l’arte è fatta di amici, ed è proprio dagli amici che siamo partiti anche noi
G e P: il pubblico della mostra sono stati soprattutto i nostri amici e amici di amici, abbiamo contato circa 200 persone, ma siamo stati molto contenti di vedere anche persone che non erano riconducibili alla cerchia dei nostri conoscenti. Siamo rimasti veramente colpiti, non ci aspettavamo così tanta gente. Il pubblico in Brianza c’è e, come abbiamo detto prima, ci sono anche i canali per raggiungerlo, quello che a noi è mancato è stato proprio una figura che si rapporti con il pubblico e organizzi praticamente l’evento: diciamo che ci servirebbe una persona che si occupasse di questo, perché non abbiamo le capacità né banalmente la voglia ora di pensare a questo aspetto.
“Keniota Uno”, Opera di Marco Paleari: ”Ho visto questo soggetto in una foto del settimanale L’Internazionale. L’ho dipinto con una tecnica un po’ inusuale: ho tentato di usare una sola pennellata per dipingere le braccia dell’uomo, e il meno possibile per il viso”
Voi avete avuto contatti con l’amministrazione di Seregno che vi ha proposto dei progetti, è stato un dialogo costruttivo?
Pale: Il dialogo è sempre costruttivo, ma è ovvio che sia così, qualsiasi esperienza arricchisce
G: il sindaco chi ha proposto di riqualificare i muri, ma al momento la proposta non mi interessa. Penso alla mia arte come a qualcosa che riabilita la materia, ma non mi piaceva l’idea di lavorare su un muro. La nobilitazione è un concetto importante, io parto da un’idea grezza ma poi devo confrontarmi con una materia che posso nobilitare, e un muro non corrisponde alle idee che ho. Noi ce l’aspettavamo la proposta del sindaco perché già Samuele Tagliabue, il consigliere che era venuto ad inaugurare la mostra, ce ne aveva parlato. Avevamo in mente una contro-proposta, ispirata ad un’iniziativa come che si tiene a Zasco, nel lecchese, che si chiama L’invasione degli asini, in cui si da la possibilità a diversi artisti di esporre le loro installazioni per la città. Una cosa del genere potrebbe essere fatta durante le notti bianche, anche mettere solo un’istallazione sarebbe una grande idea, noi stessi conosciamo diversi ragazzi che sarebbero disposti, forse risulta un po’ dispendioso da organizzare.
Prossimi progetti?
G: Mi piacerebbe fare una cosa con solo le mie opere e anche per Pale penso sia così, magari potremmo fare mostre nostre uno come curatore dell’altro. Per esempio ho un contatto con un circolo Arci di Milano dove ci sono possibilità di esporre.
Pale: in realtà spazi in cui fare uno Studio aperto vol. 2 ce ne sarebbero, abbiamo adocchiato possibili future sedi a Paderno e Cinisello.
G e P: l’obiettivo poi è certamente coinvolgere sempre nuove persone
Magari attraverso i social?
G e P: no sui social non siamo molto attivi, anzi diciamo che non li usiamo proprio; siamo dell’idea che il pubblico con o senza social arriva se sei bravo
Anime vive seminascoste da esporre agli occhi ed al cuore di questa città. Ottima intervista ! Giorgio e Pale devono continuare rimanere a Seregno a produrre e lasciare un segno anche piccolo non solo nella mente ma anche sui muri se qualche volta sono disponibili. Spero che questa Amministrazione possa trovare, finito il periodo di emergenza post elezioni, spazio e disponibilità per queste ed altre forme artistiche che la città contiene ma che non sono mai state sufficientemente valorizzate. Affrescare la sala consiliare così “anonima” sarebbe per esempio un contributo a migliorare l’ambiente architettonico/umano/politico/sensoriale……..
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Grazie mille Gianantonio per il tuo commento! Continua a seguirci!
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Buongiorno Daniele. Sono un architetto. Ho da poco finito di ristrutturare un enoteca in brianza. Con i proprietari abbiamo più volte ragionato sull’idea di far esporre delle opore di giovani artisti del territorio all’interno del locale. Come potrei contattare questi giovani artisti? Grazie
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Ciao Raffaella! Ti passo le mail e i numeri di telefono dei due ragazzi: Giorgio Bernasconi tel. 333 763 3933 Mail: giorgiobernasconi98@gmail.com e Marco Paleari: tel.334 537 1816 e mail marcopleari98@gmail.com. E continua a seguirci!
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