Referendum lombardia: chi è pro e chi è contro?

Domenica ci sarà la consultazione per avviare la richiesta di autonomia voluta dal governatore Maroni, anche i sindaci del PD, Forza Italia e M5S per il sì. Ci si divide in pro e contro referendum.

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Ormai manca poco alla referendum consultivo voluto dal governatore della Lombardia e che per la prima volta in Italia si svolgerà tramite voto elettronico.

Non sarà necessario alcun quorum e avremo la possibilità di votare “Si”, “No” o “Scheda Bianca”.

 

Vediamo come si sono schierate le diverse forze politiche.

Ovviamente la Lega Nord sostiene il referendum, anche se Salvini si è mostrato un po’ più tiepido rispetto al governatore lombardo e, se questo avesse successo, il carroccio propone di ripetere l’esperienza anche in altre regioni. Maroni punta all’autonomia promettendo una migliore gestione delle risorse, quindi in un taglio delle tasse, e per ottenere una più ampia competenza in materie di sicurezza, immigrazione ed ordine pubblico. Queste ultime, però,  non rientrano nelle materie che lo Stato può cedere e anche l’effettivo risparmio fiscale dipende dalle competenze che potrebbero essere assegnate dopo la trattativa.

Il Partito Democratico ha lasciato libertà di voto, essendo a favore del regionalismo differenziato – come dimostra l’iter avviato in Emilia Romagna per la richiesta di autonomia -, ma contro il costo che comporterà questa consultazione. Il segretario regionale Alfieri non voterà dichiarandosi contro l’uso strumentale del referendum per la propaganda leghista, mentre si sono schierati per il Sì diversi sindaci di centro sinistra, tra cui anche Beppe Sala e Giorgio Gori. Il comitato dei sindaci, guidato proprio dal sindaco di Bergamo che già nel 2015 raccolse firme a favore dell’autonomia, ha deciso di supportare il referendum, però proponendo un Sì diverso. I sindaci propongono un’autonomia che riguardi temi differenti come ambiente e salute, lavoro, ricerca per l’innovazione e welfare.

Il Movimento 5 Stelle ha sostenuto il referendum in Consiglio regionale ed ora si schiera per il Sì, sottolineando quanto sia importante dare voce ai cittadini e come sia una loro prerogativa.

A favore anche Forza Italia con la discesa in campo direttamente di Berlusconi che è intervenuto a sostegno del governatore Maroni. Fratelli d’Italia è diviso tra il distaccamento lombardo che sostiene il sì leghista e il partito nazionale che non si è espresso per il no, ma contro il referendum. Giorgia Meloni ha mostrato preoccupazione per un’apertura ad una futura secessione e disgregazione dell’unità statale, coerentemente con l’ideologia sovranista del proprio partito.

Sul fronte del no? Pochi. La partita più che tra “sì” e “no” si gioca tra “pro” e “contro”, tra chi è favorevole al referendum e chi è contrario e crede sia solo propaganda o spreco di denaro. Probabilmente chi andrà a votare lo farà perché favorevole all’avvio della richiesta di maggiore autonomia, quindi per votare sì, mentre sul fronte opposto, secondo i sondaggi, saranno pochi a scegliere no, ma molti di più a scegliere di non votare.

L’esisto della consultazione, sebbene non ci sia un quorum, lo stabilirà l’affluenza. Per avviare l’iter per ottenere maggiore autonomia alla Regione non serve il referendum, se vorrà potrà farlo in ogni caso, forse cambierà il peso della richiesta. In ogni caso le trattative saranno dopo le elezioni regionali e il rinnovo del parlamento, quindi l’anno prossimo.

Aspettiamo domenica sera e vediamo come si evolve nei prossimi mesi.

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