Penso che molti lettori seregnesi abbiano in mente la palazzina che qualche anno fa è stata costruita a ridosso dei binari di fianco alla stazione; ecco, penso anche che molti si siano accorti di come gli appartamenti rimasti invenduti (basti vedere per quanto tempo il cartello “vendesi” sia rimasto attaccato ai balconi) superino per numero quelli tutt’ora abitati.
A quanto pare, purtroppo, quello appena citato non è affatto un episodio da ritenersi isolato: a Seregno il numero di appartamenti vuoti per ogni cento abitanti (7,4) è molto più alto rispetto a quello degli altri comuni limitrofi, come ad esempio Desio (4,5) o Lissone (3,8). Abbiamo considerato 16 comuni del circondario, e Seregno è quello con il maggior numero di alloggi sfitti.Il fatto che ci sia così tanta offerta e così poca domanda non è un bene, soprattutto perché la costruzione comporta sempre una spesa in termini di spazio, e in Brianza, si sa, lo spazio è poco.
Essendo infatti da sempre densamente popolata, la nostra zona è già largamente messa alla prova dall’eccessivo consumo di suolo, e ricordiamo che tutto ciò toglie posto a parchi e luoghi di aggregazione. Il nostro territorio è stato vittima di politiche sbagliate attuate negli scorsi decenni che non hanno saputo porre un freno all’urbanizzazione selvaggia, rimettendoci dal punto di vista ambientale, ma anche in termini di vivibilità in senso generale: l’eccessiva cementificazione non fa che aumentare il traffico automobilistico, ad esempio.
Anche la trasmissione Report, qualche anno fa, ha mandato in onda un servizio che metteva in luce la singolare conformazione dell’agglomerato urbano a nord di Monza, che visibilmente presenta una continuità di aree edificate in cui i confini che separano un paese dall’altro non sono affatto riconoscibili. In questi anni Seregno sembra esserci ricaduta in questo problema, mentre altri comuni sono riusciti a contenere il fenomeno; per fronteggiare questa, che di fatto è un’emergenza, infatti, non è necessaria un’azione eccessivamente impegnativa.
Cosa fare? Tutto dipende dallo scopo che ci si prefigge: o fare in modo che questi appartamenti sfitti diventino a tutti gli effetti un investimento redditizio, e per fare ciò sarebbe quindi necessario adottare delle politiche per accrescere la domanda di immobili, oppure limitare in maniera molto restrittiva nuove autorizzazioni per edilizia privata. Soprattutto se si vuole percorrere la prima via per fronteggiare il problema, quindi con politiche per la natalità e la attrattiva per famiglie, occorre agire in fretta in modo da rendere competitivi servizi necessari come gli asili nido e favorire la mobilità in città, per migliorare la qualità della vita, calcolando se la disponibilità in termini di parcheggi di parcheggi è sufficiente, ad esempio.
Anche se però si sceglie la strada della limitazione netta dei permessi, occorre delineare chiaramente la propria politica e seguire una linea coerente, perché non sarebbe difficile immaginare che dietro tutto questo costruire, più che un mal calcolato rischio economico, ci sia, in alcuni casi, lo spettro della speculazione edilizia.
Immagine di Patrick Robert Doyle da Unsplash
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