Cemento e verde: equilibrio possibile?

Vediamo la situazione provinciale e regionale grazie all’analisi del Rapporto ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) su “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” per il 2018.

Il consumo di suolo

Partiamo con una premessa, cosa si intende per cementificazione? “Cementificazione” è in realtà una parola con la quale, almeno nel nostro caso, indichiamo erroneamente una qualsiasi forma di copertura artificiale del suolo. Il termine proprio, corretto, è “consumo di suolo” perchè colare del cemento sul terreno non è l’unico modo per “consumarlo”. Leggiamo nel rapporto che, nonostante cemento e asfalto siano le coperture che sicuramente impattano di più sul terreno, denaturandolo, non sono le uniche a “impermeabilizzare” il suolo: altre, magari meno comuni, possono essere ad esempio la compattazione (come nel caso di un’area in terra battuta adibita a parcheggio). E sì, serve specificarlo: parliamo di consumo del suolo perchè coprendolo artificialmente, ovvero impermeabilizzandolo, i costi ambientali sono altissimi e molte volte la compromissione del terreno è totale e permanente. Specifichiamo anche un’ultima cosa: il suolo è una risorsa, una risorsa non rinnovabile: per questo va preservato e gestito con attenzione.

Lombardia regione dei record

Capita spesso di trovare la Lombardia nei primi posti di una classifica ed anche questo è il caso, anche se dobbiamo sottolineare che il dato questa volta non è necessariamente positivo. La regione si piazza infatti al primo posto per consumo di suolo in Italia nel 2017 sia in termini relativi, sfiorando il 13%, che in termini assoluti, con circa 310 mila ettari (1 ettaro equivale a 15 mila metri quadrati circa, ovvero 2 campi da calcio), pur essendo soltanto la quarta regione più grande della penisola.

Ora, la questione da affrontare è la seguente: è impensabile che il consumo di suolo non cresca con il passare del tempo. Crescita demografica in primis, insieme ad altri fattori, spiegano l’aumentare del consumo di suolo ma non necessariamente la giustificano. Per fare un esempio: a fronte di una crescita demografica negativa (che ricordiamo non è l’unico fattore ma senza dubbio uno di riferimento) in Italia nel 2017, intorno a -0,17%, tra 2016 e 2017 il consumo di suolo è aumentato dello 0,23% a livello nazionale, l’equivalente di 10 mila campi da calcio. La ricerca di un equilibrio nel lungo periodo deve essere prioritaria, per minimizzare le perdite di importanti risorse provenienti dal suolo.

Provincia non da meno

Anche a livello provinciale ci piace stare nei primi posti delle classifiche. La provincia di Monza e della Brianza si aggiudica la percentuale di suolo artificiale più alta in Italia, intorno al 41% della superficie provinciale, staccando di ben 7 punti percentuali la seconda in classifica, la provincia di Napoli, e di 9 la terza, quella di Milano. Un altro dato da considerare: nella nostra provincia il consumo di suolo è più del doppio della media regionale, che si aggira intorno al 16%. Niente allarmismi questa volta: sappiamo ormai che la provincia di Monza e Brianza insieme a quella di Milano sono le zone a più alta densità abitativa del paese, fattore che giustifica una differenza così importante sia nella regione stessa che al di fuori.

Un’ultima classifica, in cui per fortuna però non siamo in cima: la nostra provincia ha un ritmo di crescita in consumo di suolo (+0,21% tra 2016 e 2017) in generale accordo con la media nazionale, pur avendo un tasso di crescita demografica “ben” diverso, -0,17% nazionale contro +0,33% provinciale. La considerazione potrebbe essere che “più cemento di così si muore“: ricordiamo che Lissone è tra le città più costruite d’Italia con un consumo del 71%, per cui sembra difficile immaginare una crescita stabile delle costruzioni. Tuttavia, non sarebbe una considerazione necessariamente esatta visto che Milano, piuttosto simile a noi per quantità di coperture artificiali (almeno in termini relativi), è tra le province in cui il consumo cresce a ritmi più elevati.

Ce lo chiede l’Europa

In chiusura, i progetti per il futuro. Attualmente l’impegno più importante che l’Italia si è assunta in materia, insieme a tutti gli altri stati dell’Unione Europea, è un azzeramento del consumo netto di suolo entro il 2050. Cosa significa? Significa che entro il 2050 noi dovremo essere in grado di rinaturalizzare, anno per anno, una superficie pari a quella che consumeremo in modo, di fatto, da fermare e stabilizzare il consumo di suolo. Si tratta in sostanza di far tornare verde, ogni anno, la stessa superficie che consumiamo (ovvero copriamo) da qualche altra parte ma non solo: l’obiettivo è quello di far tornare il terreno scoperto a offrire i cosiddetti “servizi ecosistemici” come la produzione alimentare o la regolazione del clima, delle acque e della biodiversità.

Photo credits: Cristina Birri on Flickr

Fonte: “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici – Edizione 2018” Rapporti ISPRA

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