I rifiuti bruciano: è qui la Terra dei fuochi? (parte 2)

Perché gli incendi negli impianti di stoccaggio sono aumentati a dismisura negli ultimi anni? Perché proprio al Nord? Cercheremo di rispondere a queste domande, con un occhio di riguardo alla Brianza. Il secondo (il primo lo trovate qui) dei due articoli sugli incendi negli impianti di stoccaggio nel nostro territorio.

Perché qui, perché adesso

Nella scorsa puntata avevamo messo in evidenza come, contrariamente a ciò che si potrebbe pensare, è al Nord che la piaga dei roghi di rifiuti è più diffusa e, per altro, in aumento. Stando a quanto dice un rapporto dei Vigili del Fuoco citato da il Corriere, tra il 2016 e il 2017 gli incendi di questo tipo nel Nord d’Italia sono aumentati del 49%. Ma allora quali possono essere le cause?

Innanzitutto dobbiamo ricordarci che non si può parlare, senza avere prove sicure, di incendi dolosi a prescindere, ma ci sono certamente dei fattori che hanno fatto aumentare l’accumulo di rifiuti negli impianti. Questo sovraccarico e un sistema di smaltimento intasato, aumenta le probabilità che gli imprenditori cerchino anche strade illecite pur di sbarazzarsi dei loro scarti di produzione.

Uno di questi fattori, come sostiene Roberto Pennisi, coordinatore del gruppo della Procura Nazionale Antimafia sui crimini ambientali, influenza le politiche sullo smaltimento di tutta l’Europa: vi avevamo anticipato che c’erano di mezzo accordi internazionali. Con una decisione annunciata fin dall’estate 2017, la Cina, dal gennaio di quest’anno, ha smesso di importare rifiuti dall’Europa. Questo ha mandato in crisi il sistema di smaltimento europeo, soprattutto per quanto riguarda i materiali plastici. La Cina infatti, importava da Europa, USA e Giappone il 70% della plastica da riciclare insieme ad altri scarti industriali.

In seguito a questa decisione, le altre nazioni europee hanno cercato nuovi partner disposti a importare i loro rifiuti. L’Italia rimane uno dei paesi più virtuosi del riciclo, e Germania e Svizzera hanno così visto nel nostro Paese l’importatore ideale. Gli inceneritori italiani si sono così riempiti ad una velocità sorprendente in pochi anni; di conseguenza, i prezzi di smaltimento per i privati sono lievitati.

C’entra anche lo “Sblocca Italia”?

Un altro fattore percepito, soprattutto dal Movimento 5 Stelle, come responsabile di questa pressione insostenibile subita dagli impianti del Nord è il decreto “Sblocca Italia” proposto dal governo Renzi nel 2014. Questo decreto ha stabilito che i termo valorizzatori, per funzionare al massimo delle loro capacità, devono bruciare rifiuti anche di altre regioni. In Lombardia, dove ci sono più termo valorizzatori, questo ha ridotto ulteriormente lo spazio che gli impianti possono dedicare proprio ai “rifiuti speciali”, categoria nella quale rientrano anche gli scarti industriali.

Questi ultimi non sono soggetti da leggi che impongono il luogo in cui devono essere smaltiti, come invece accade per i rifiuti prodotti dalle abitazioni, e possono essere importati dal miglior offerente. Anche per merito di questo decreto si sono ridotte le possibilità che gli inceneritori del Nord abbiamo bisogno dei rifiuti industriali locali per mantenersi in attività, proprio perché già carichi di rifiuti da tutta Italia (e come abbiamo visto, anche di altri Paesi). In Italia la presenza di inceneritori è ad ora insufficiente, e troppo sbilanciata verso le regioni settentrionali, perciò sono proprio queste ultime a sobbarcarsi la spazzatura che le altre non riescono a smaltire.

Grafici sito
Dati Grafico: Infodata

E qui in Brianza?

Alcuni dati non sembrano suggerire una situazione di emergenza nella nostra provincia: la produzione di rifiuti speciali della Brianza nel 2015 era tra le più basse della Regione (dati Arpa Lombardia). Bisogna anche dire però che, come si vede dal grafico, la nostra provincia ha un alto numero di impianti di stoccaggio se paragonata con le confinanti Como, Lecco e Varese.

Diapositiva2
(dati Regione Lombardia)

Anche nella nostra Provincia inoltre non sono mancati episodi di incendi a impianti di stoccaggio: il 7 luglio dell’anno scorso ad esempio ha preso fuoco un capannone di stoccaggio a Senago, e ci volle tutto il giorno per spegnere l’incendio; lo stesso capannone era bruciato pochi mesi prima. La Brianza non sembra essere colpita come altre zone del Nord, ma rimane al centro di un’area che non a torto è stata ribattezzata “Nuova Terra dei Fuochi”, e quindi non possiamo certo girarci dall’altra parte.

Ringraziamo Nicholas Ballabio e l’Assessore Stefano Guidotti del Comune di Desio

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